Servire: un'attitudine, un'etica.
Non c’è un garante, un arbitro o un maestro.
Il Praticien, il servitore del gioco del dipingere, è lo strumento più potente dell’atelier. Non insegna, non effettua richieste, non impartisce ordini, non giudica il lavoro effettuato: serve chi dipinge, fornendo ciò di cui ha bisogno nel momento in cui ne ha bisogno.
Il Praticien è un servitore, si assicura che tutti possano giocare senza ostacoli, se dipingere la parte alta del foglio diventa scomodo, il Praticien consegna una predella e la rimuove quando non è più necessaria, se la scala cromatica della tavolozza non è sufficiente, aiuta a preparare una mistura apposita per chi la richiede, se una puntina impedisce la pittura – non si dipinge sulle puntine – il Praticien viene chiamato per rimuoverla.
Fra Praticien e chi dipinge si instaura un rapporto strumentale.
Ma tale rapporto ha un aspetto funzionale rilevante. Facciamo un esempio: la puntina è lo strumento più prossimo al dipinto, chi dipinge può chiamare il Praticien più e più volte per la rimozione delle puntine – solo lui può farlo – lasciandolo in questo modo avvicinare al suo lavoro, questo “dialogo” frequente intorno alla puntina sostituisce quello che si creerebbe inevitabilmente intorno al dipinto con bisogni di giudizio e gratificazioni esterni.